Stefano Borgia
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Sono trascorsi millenni in questo perenne dibattito e oggi la scienza ci offre un quadro della natura che rispecchia perfettamente quanto già percepito dalle antiche culture sapienziali nella loro visione dell’uomo nell’universo.
Il vuoto, ciò che non vediamo, che non conosciamo viene da noi intuito grazie al profilo che di esso tracciamo, guardando oltre la linea, oltre la soglia.
 
 
 
 
 
  L'arte che mi racconta.
Luogo , significato e idea del mio lavoro
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Serendipity

Mostra presso Tosti Gioielli, via Manzoni, Ponte S. Giovanni, Perugia: 27 Novembre 2007 - 5 Gennaio 2008


Stefano Borgia lavora da molto tempo sulla combinazione, attenta e meditata, tra elementi di tipo antitetico, con una intenzionale sottolineatura - si direbbe di matrice hegeliana - del valore fondamentale della sintesi quale risultante della fusione tra due (o più) elementi contrapposti. Si tratta di un implicito invito al dialogo tra modi di pensare differenti, tra diverse Weltanschauungen, espresso attraverso un sorvegliato dosaggio tra i colori entro un’impaginazione geometrica ravvivata da un sostanziale aniconismo dalla forte carica segnica. Il gioco dei contrasti dialettici inscenato da Borgia affonda le sue radici nell’eterna compresenza, nell’animo umano, tra controllo razionale e libera espressione delle pulsioni emotive, attualizzando quella duplicità tra apollineo e dionisiaco, viva nel mondo greco e magistralmente indagata da Friedrich Nietzsche nella sua discussa ma geniale Nascita della tragedia.
Questa particolare poetica di Stefano Borgia si è andata sempre più rafforzando in questi ultimi anni di ricerca artistica mediante la diretta e appassionata frequentazione di alcune culture indigene dell’Africa tropicale ed equatoriale: l’esperienza dell’Altro, nutrita da prolungati soggiorni in quel continente, ha rivelato alla sensibilità di questo pittore perugino - da sempre disponibile all’allargamento culturale e spirituale del proprio essere - un universo composto da una diversa saggezza, da una differente relazione con le forze naturali, al tempo stesso evidenti e nascoste, che presiedono al mistero della nostra esistenza. Ecco la ragione più intima di queste opere (pittoriche e plastiche, ma dotate anche di un’indubbia propensione all’installazione) e del loro dipanarsi tra ritmi regolari, per certi versi vicini alla nettezza grafico-espressiva di tradizione Bauhaus, e rapidi e mobilissimi guizzi di matrice ‘irrazionale’, ricchi di sovrapposizioni, grumi e varie ricercatezze segniche. Tra queste ultime, non sfuggano certi eleganti accordi cromatici, con una danza composta da tinte preziose come l’oro, l’arancio, il rosso, ma soprattutto i neri (talvolta accostati gli uni sugli altri, con una raffinata gamma di variazioni certamente non immemore dell’altissima lezione di Alberto Burri); Serendipity, questo il titolo comune dei numerosi lavori presentati da Stefano Borgia in questa occasione, con una chiara allusione a quella indubbiamente rara ma felicissima condizione spirituale in cui cercando una determinata cosa si finisce col trovarne un’altra ancora più preziosa ed importante: forse si tratta proprio dell’approdo sempre più convinto a quell’appartenenza ad un’unica condizione esistenziale, che dovrebbe unire gli uomini di ogni cultura e di ogni latitudine ben al di là delle loro pur significative differenze.

Emidio De Albentiis

(dal catalogo Trittico d’arte. Tre segni contemporanei tra cultura e bellezza, Alite Group-Beauty Palace, Perugia 2007)
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